I e II Guerra Mondiale

Prima Guerra Mondiale

Il primo conflitto mondiale segna la ricostituzione della Fanteria di Marina come struttura  organica della Marina Militare, ufficiosamente, poiché il decreto che istituì il San Marco porta la data del 17 marzo 1919, cioè a guerra già da tempo finita. Ma, in effetti, sin dai primi giorni del conflitto  i marinai avevano pagato il loro contributo non solo operando sulle navi, gli aerei ed i dirigibili, ma anche con il sangue ed il sacrificio dei fucilieri. Nati come esigenza strategica, spontaneamente, già dai primi giorni del conflitto reparti di marinai avevano combattuto a terra, come artiglieri e fanti, vivendo una tremenda esperienza di trincea. Una compagnia di marinai presidiava Grado già dall’11 giugno 1915. Un gruppo di Artiglieria, formato dall’equipaggio dell’incrociatore Amalfi, affondato nel 1915, era stato affiancato all’11° Corpo d’Armata e combatteva valorosamente sul Carso.

Con circa 100 pezzi d’artiglieria di tutti i calibri nell’ottobre del 1915 fu costituito il raggruppamento Artiglieria Marina, inquadrato nel 7° Corpo d’Armata e dislocato all’estrema ala destra della 3^ Armata.

Tutti combatterono con valore, ma quelli che si distinsero furono i reparti di Marinai Fucilieri che combatterono a terra nelle trincee a fianco dei fanti e dei bersaglieri.
Verso la fine del 1916 quattro reparti di 250 marinai ciascuno furono dislocati a Grado e nelle zone costiere limitrofe in sostituzione dei reparti dell’Esercito e della Guardia di Finanza ritirati per esigenze organiche. Ma fu il 5 novembre 1917, subito dopo Caporetto, che una compagnia, costituita ad hoc, fu attestata nella zona di Cortellazzo a difesa della laguna veneta e di Venezia.

I Fucilieri di Marina vivono così la tragica epopea delle trincee distinguendosi, in particolare, nella difesa della città di Venezia che viene attaccata a più riprese dagli Austriaci dal mare e da terra (da cui il motto della Forza da Sbarco: “Per Mare, Per Terram”).

Considerato il momento particolare, furono fatti confluire in questo reparto i marinai di tutti i distaccamenti della zona di Venezia in numero tale da costituire in breve un’unità a livello di brigata, che prese appunto il nome di Brigata Marina. Il reparto risultò formato da un Reggimento Fucilieri su tre battaglioni, che furono denominati Monfalcone, Grado e Caorle, ed un Reggimento di Artiglieria di otto gruppi.

Il Monfalcone trovò subito impiego operativo contro gli Austriaci, che furono fermati e ricacciati indietro. Poco più tardi, con il personale proveniente dalla Difesa Marina di La Spezia e Messina, si costituì un quarto Battaglione cui fu dato il nome di Golametto. La disponibilità di un reparto ben preparato, da impiegare così tempestivamente e in un momento così tragico per il fronte italiano, si rese possibile solo perché, molto prima dell’inizio della guerra, i vari comandi marittimi addestravano alla difesa costiera reparti del Corpo Equipaggi e così quando gli austriaci puntarono su Venezia la Marina poté farle da scudo sia sul mare sia in terra.

Il 4 novembre 1917, quando tutto il sistema difensivo italiano a est e` oramai crollato, il generalissimo Luigi Cadorna ordina finalmente la ritirata sul Piave, ultimo baluardo contro il dilagare nemico nella Pianura padana. Tre giorni dopo fara` diramare alle truppe del Regio Esercito il seguente ordine : “ Sappia ogni combattente qual’e` il grido e il comando che viene dalla coscienza di tutto il Popolo italiano: morire, non ripiegare.

I Fucilieri di Marina proteggono la ritirata della III Armata

I marinai del Monfalcone sparano sino all’ultimo colpo con i loro cannoni oramai arroventati. Quindi, una volta smontati i pezzi, si avviano alle foci dell’Isonzo verso Venezia. Sono costretti a ripiegare anche i marinai del Grado. Oltretutto infierisce il maltempo. Il 2 novembre 2017 la citta` lagunare e` irriconoscibile: pressoche’svuotata dai suoi abitanti, negozi chiusi, una frenesia convulsa nel portare in salvo le opere d’arte, le campane di San Marco che suonano a martello, mentre girano notizie sempre piu` allarmanti. Si teme che la citta` possa venire occupata dagli austro-ungarici entro pochi giorni.

Se la Serenissima cadesse in mano nemica tutto lo schieramento difensivo che il Regio Esercito sta faticosamente e ancora confusamente approntando crollerebbe di schianto.  La Linea del Piave non avrebbe piu` senso e il nemico dilagherebbe ovunque. Gli austro-ungarici stanno infatti oltrepassando il Tagliamento. Ma arriva un preciso ordine, diramato dall’Ammiraglio Paolo Emilio Thaon di Revel, gia` comandante delle Forze navali dell’Alto Adriatico di stanza a Venezia e poi Capo di Stato Maggiore della Regia Marina: usare ogni mezzo per ritardare l’avanzata nemica e difendere la citta`. Il 1 novembre 1917 quest’ultimo  rapporta: “Venezia ha tale valore strategico, per la Marina e per il Paese, e contiene tanto materiale preziosissimo e insostituibile, che il suo abbandono rappresenterebbe una calamita` ” Il compito di difenderla e` affidato, ovviamente, solo alla Regia Marina.

I Fucilieri di Marina insieme ai cannonieri sono i primi a organizzarsi e a reggire spontaneamente e gia` il 5 novembre 1917, usciti dalla citta`, respingono alcuni attacchi portati avanti da forze nemiche soverchianti. Nello stesso tempo viene presa dal Comando Supremo la decisione definitiva di resistere sul Piave, del quale il nemico ha gia`occupato tutta la sponda sinistra. Gli ultimi due ponti, quelli della Priula, sono fatti saltare.

Nello stesso tempo vengono armati con cannoni di grosso calibro alcuni pontoni, in continuo spostamento sul fiume. Sara` grazie all’impegno dei Fucilieri di Marina, in seguito coadiuvati qualche volta da alpini e bersaglieri e alla determinazione della Regia Marina, se la III Armata riuscira` a ritirarsi pressoche` indenne, coprendone il ripiegamento.

Sino a questo momento , pur essendo entrati in azione all’alba del 24 maggio 1915 con un limitato Contingente quest’ultimi si erano impegnati in azioni non sempre rilevanti a Lagosa,Pelagosa e in Albania e Grecia.  Ma si erano anche battuti in maniera determinata e cruenta nella zona di Grado sulle batterie galleggianti, a Straussino e Peteano e sul Fronte italiano per eccellenza, ossia sulle pendici del tremendo Carso, dove aveva visto riconosciute numerose medaglie al Valor Militare.   Gia` l’11 giugno 1915 una Compagnia di Marinai aveva presidiato Grado, quindi era stata accorporata all’XI Corpo d’Armata, per poi essere trasferita proprio sul Carso.  Con circa 100 pezzi d’artiglieria di ogni calibro nell’ottobre 1915 aveva visto costituire il Raggruppamento Artiglieria di Marina, inquadrato nel VII Corpo d’Armata. Dal canto loro i Fucilieri di Marina si erano messi subito in evidenza a fianco di fanti e bersaglieri sancendo di fatto la necessita` di creare un “Corpo Speciale”: quella che, piu` tardi segnera` la nascita dell’attuale Brigata Marina San Marco.

 La difesa della Piazza di Venezia

Per riscattare in qualche modo la cocente disfatta di Caporetto, prima una Compagnia e poi altri Reparti del Battaglione di Fucilieri di Marina, istruiti ad hoc, si schierano a Cortellazzo, decisi a difendere la Laguna veneta e Venezia. Tale contingente e` ora basato su quattro Compagnie, dotate ciascuna di una sezione di mitragliatrici. Complessivamente si tratta di 22 ufficiali e 899 tra sottufficiali, graduati e marinai semplici. Data la consistenza numerica a livello di Brigata il nuovo nucleo prende il nome di Brigata di Marina.

Non sono assolutamente preparati a una tremenda guerra di trincea, ma si adatteranno. Per il momento prendono posizione alla foce del Piave. L`Ordine del giorno del Battaglione, a firma del Capitano di Corvetta Pietro Starita, un ufficiale che gia` aveva preso parte alla rivolta dei Boxer, recita:

“ Sono sicuro che tutti mi seguirete con fermezza e con slancio e che, per merito vostro, il Battaglione sin dall’inizio sara` battezzato con il nome di Battaglione della Vittoria. Il nostro motto e` ‘Avant!’. Esso e` come un voto, al quale non puo` mancare la benedizione divina. La fede inculcataci dalle nostri sante madri dice: Dio,Patria,Re! Ebbene tutti i nostri piu` grandi amori ci chiamano alla gran prova.Siamo degni di loro.”

Nel settore assegnato ai Fucilieri di Marina si scavano trincee di fortuna sulla riva destra e fangosa del Piave e si alzano sbarramenti di fortuna, sostegni e rinforzi degli argini. La loro sara` un’esperienza tremenda e tragica.

All’alba del 13 novembre 1917 le vedette del Battaglione dei Fucilieri di Marina non si fanno sorprendere da un tentativo da sbarco nemico sulla sponda da loro tenuta. Respingono l’attacco con le baionette, insieme ad una Compagnia di Alpini. L’assalto austro-ungarico  non e` pero` isolato. La 1^ Compagnia e` attaccata duramente alle Fornaci di Brazza`, ma riesce a sua volta a respingere gli avversari. A Zenson il Piave e` invece attraversato dal nemico, che vi installa una testa di ponte sull’altra sponda. Da Capo Sile a Cava Zuccherina i Fucilieri di Marina sono pero` costretti a ritirarsi sino a Cortellazzo, causa le soverchianti truppe nemiche. Le perdite sono elevate. Il 16 novembre 1917 le corazzate austro-ungariche Wien e Budapest, scortate da 10 cacciatorpediniere e varie siluranti, aprono il fuoco di fronte al porto di Cortellazzo: obiettivo la Batteria Bordigioni, caposaldo della difesa della Regia Marina con la sua batteria da 152. Le unita` navali nemiche sono fortunatamente messe in fuga dal Capitano di Fregata Costanzo Ciano e dal TV Andrea Berardinelli, rispettivamente al comando dei MAS 13 e MAS 15.

La nascita del Reggimento Marina

A questo punto viene costituito un Raggruppamento di Artiglieria e un Reggimento di Fucilieri di Marina, quest’ultimo poggiato su tre Battaglioni: Grado (alla testa di ponte), Caorle (sul Cavetta e l’argine del Piave) e Monfalcone, in funzione antisbarco. Poco piu` tardi a quest’ultimi si aggiungera` un altro Battaglione il Golametto.  Il Comando e` affidato al Capitano di Vascello Alfredo Dentice di Frasso e trova sede a Ca` Nagliati.

Il 19 marzo 1917, dopo che numerose aree dal Sile al Piave sono state allagate, i Fucilieri di Marina decidono di rafforzare alcune postazioni a Capo Sile, Cavazuccherina e soprattutto a Cortellazzo.

La 5^ Compagnia si sacrifica perche` le altre possano approntare i trinceramenti, i camminamenti e le postazioni delle mitragliatrici, sotto l’inevitabile azione di disturbo del nemico, che preme su tutta la linea e tenta anche uno sbarco a Cortellazzo. Nella sua difesa muoiono 23 uomini, tra i quali tre ufficiali. La promessa di non cedere un metro sulla via di Venezia e` mantenuta. Ammetteranno in seguito alcuni prigionieri ungheresi:” se tutti i soldati italiani combatteranno come i marinai a Cortellazzo, ogni speranza di sfondare il Piave e` perduta”.  Non mancheranno neppure gli elogidel Comandante della III Armata Generale Emanuele Filiberto duca d’Aosta, che grazie alla Regia Marina si creera` la fama di invitto.

Al Reggimento Marina ora viene affidata stabilmente la difesa dell’Area di Cortellazzo, dalla testa di ponte al mare. Un’area che gli austro-ungarici cercano in ogni modo di di smantellare con un intenso tiro di artiglieria, prendendo di mira le trincee dietro le quali sono precariamente schierati i Fucilieri di Marina.

I tentativi di sbarco a Cavazuccherina e a Cortellazzo si susseguono ma vengono sempre respinti con una lotta che si trasforma persino in un serrato corpo a corpo. La sorpresa degli austro-ungarici e` grande anche perche` sono costretti a subire subito dopo un contrattacco e vedono pertanto svanire la promessa fatta dai loro Comandi di essere a Venezia per Natale. In quei giorni il nemico viene respinto su tutta la Linea del basso Piave.

Un telegramma inviato dal Capo di Stato Maggiore del Regione Esercito, indirizzato al Capo di Stato Maggiore della Regia Marina dettaglia: “ Mi compiaccio vivamente della valorosa condotta del Reggimento di Marina, nei combattimenti del giorno 19 (dicembre 1917) alla foce del fiume Piave, che conferma ancora una volta le belle virtu` militari dei nostri Marinai”

In data 14 gennaio 1918 il Ministero della Marina ragguaglia il Comando in Capo del Dipartimento Marittimo di Venezia: “ La Marina e` tutta veramente orgogliosa per il modo altamente lodevole in cui, sulla Linea del Piave, si comportano i nostri marinai che per l’alto spirito combattivo ove sono animati, per l’attivita` e lo slancio che dimostrano in ogni contingenza hanno meritato lode incondizionata da quanti han potuto ammirare l’opera loro”

Dato l’ardimento e la determinazione mostrati nella difesa del basso Piave il Reggimento Marina ottiene una meritata fama e di conseguenza anche un certo credito nell’ambito militare, che gli consente di trovare una “via preferenziale” negli armamenti e in speciali calzature con fondo di legno per le vedette, spesso costrette a stare all’erta negli acquitrini e nelle rive fangose.

E ora puo` vantare un Inno (Rosselli/Musso), nel quale tra le altre parole spicca la seguente frase: “Noi lo giuriam sui capi bianchi delle nostri madri……. Iddio lo vuol, libererem il nostro suol”.

 

 

Il 9 aprile 1918 il Battaglione Monfalcone fu intitolato al T.V. Andrea Bafile, prima medaglia d’oro del nuovo San Marco. Per controbattere l’offensiva austriaca sul Piave fu possibile schierare un quinto Battaglione denominato Battaglione Navi.

MOVM Andrea Bafile
MOVM Andrea Bafile

Il tributo di sangue pagato dalla brigata nelle azioni del Basso Piave è più eloquente di qualsiasi commento, i fucilieri di marina ebbero 384 morti, 19 mutilati, 753 feriti, per un totale di 1156 uomini, pari ad un terzo della forza. Una percentuale indubbiamente alta, ma vi è di più, pur trattandosi di un reparto cosi` complesso ed operante in settori di fronte cosi vasti e delicati, esso non ebbe, caso più unico che raro, ne` prigionieri ne` dispersi mentre catturò` all’avversario 1268 uomini. Da questi dati scaturisce una messe altrettanto significativa di decorazioni meritando 584 ricompense al valore militare individuali, e alla croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia ed una medaglia d’argento al valore militare alla Bandiera, oltre a 19 citazioni in Bollettini del Comando Supremo.

Non ultimo vi furono 42 promozioni per meriti di guerra. Venezia che dai marinai era stata strenuamente difesa, volle offrire al reparto, oltre al nome del suo patrono, San Marco, anche la Bandiera. Il sindaco Grimani aveva avanzato istanza al Ministero della Marina “Affinché” al nome di San Marco si intitolasse il Reggimento Marina, consacrando cosi` il sentimento di amore e di riconoscenza, verso quegli eroi che avevano protetto con il loro sangue, la sua bellezza immortale.” Il 25 Marzo 1919, in piazza San Marco, una rappresentanza del reggimento agli ordini del C.V. G.Siriani ricevette l’investitura. Subito dopo l’assegnazione del nome, venne l’insegna sull’uniforme,  regolamentata  nell’aprile 1919.
Sui due lati del colletto della giubba grigioverde per ufficiali e sottufficiali destinati al San Marco e al disopra dei risvolti di entrambe le maniche del camisaccio grigioverde per sottocapi e comuni, dovevano essere applicati, rispettivamente, mostrine e manopole rettangolari rosse, con al centro, in oro, di profilo, il  leone alato.

 

 

 

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Seconda  Guerra Mondiale

Con la fine della prima guerra Mondiale il reggimento San Marco fu ristrutturato a livello di battaglione riorganizzato su quattro compagnie: Bafile, Grado, Caorle e Golametto.
Di questi un contingente di circa 300 uomini fu inviato in Cina dove vi rimase dal 1925 al 1943 a presidiare le legazioni e le concessioni di Tien Tsin nel corso della Guerra Civile che sconvolgeva quella Nazione.
Nel 1936 reparti del battaglione San Marco tornarono in terra d’Africa partecipando alle operazioni belliche contro l’impero Etiopico.

Altri reparti furono impegnati presso il Consolato Generale e la Stazione R.T. di Tangeri ed altri ancora nello sbarco a Durazzo in Albania del 1939.
Senza attendere che l’aggressione tedesca del 1 settembre 1939 alla Polonia  segnasse l’inizio della II Guerra Mondiale, un nuovo ordine di m obilitazione era già pervenuto il 15 agosto al San Marco, determinando il graduale richiamo dei riservisti per far fronte a due contemporanee
esigenze, il rafforzamento del contingente in Estremo Oriente e la formazione del reggimento a Pola.

Con la mobilitazione generale e la conseguente ristrutturazione derivata dall’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940, il Battaglione ristrutturato in Reggimento, su due Battaglioni: Grado – Bafile, si arricchì successivamente di nuove unità risultando alla data del 10.01.1943 formato da sette Battaglioni, Grado, Bafile, Tobruk, Caorle, Battaglione aggregato della Milmart, un plotone G (guastatori)  e gli N (Nuotatori), P (paracadutisti).

 I primi cinque erano di fanteria da sbarco nella accezione più pura del termine mentre gli ultimi tre erano reparti speciali particolarmente addestrati per azioni e colpi di mano anfibi. Già dall’inizio del conflitto l’unità ormai autonoma, di particolare versalità oltre che di elevatissimo addestramento vide il suo personale operare sulle isole Dalmate, in Montenegro, in Grecia, quindi in Libia dove, rinnovando le glorie del 1911, i marinai del Battaglione Bafile, sventarono e respinsero un attacco di commandos inglesi su Tobruk. In questa occasione e per questo motivo il Battaglione Bafile fu ribattezzato, appunto Tobruk.

Il Battaglione Bafile sarà ricostituito nel gennaio del 1942. Nel novembre dello stesso anno reparti del San Marco fecero parte del Corpo di spedizione che occupò la Corsica e la base navale di Tolone. Il mese successivo il Reggimento si trasferì a Biserta e qui dopo strenua ed eccezionale resistenza, il 09.05.1943, dopo essere stato praticamente annientato capitolò di fronte agli alleati. Scampò il solo Battaglione Tobruk che decimato nei combattimenti  dall’inizio di aprile, a metà dello stesso mese era stato rimpatriato per essere ristrutturato.

Anche in questa occasione, il Reggimento oltre al consueto valore di fronte al nemico, dimostrò di essere un’unità compatta, disciplinata, organizzata e costantemente sostenuta da quello spirito di corpo che l’aveva caratterizzata sin dalla Prima Guerra Mondiale.Infatti, malgrado il completo sbandamento delle truppe dell’Asse in Africa comprese quelle tedesche, martellata dagli attacchi nemici sia da terra sia dal cielo, il Reggimento fu l’unico reparto che rimase compatto sulle posizioni assegnate, e fu l’ultimo ad arrendersi al nemico. L’ultima Bandiera Italiana, quella del San Marco in Africa, fu ammainata il 9 maggio 1943, mentre il 7 maggio, cadute Tunisi e Biserta, si erano arresi tutti gli effettivi della X Armata Tedesca nel cui settore il San Marco operava.

La Dalmazia, il Peloponneso, la Cirenaica, la Tripolitania, la Tunisia, la Corsica, la Provenza e la Cina sono i settori in cui il San Marco opero` durante i 39 mesi di conflitto contro gli Alleati. Unico tra tutti i reggimenti italiani ad avere tale primato in termini di presenza sui vari fronti di guerra.
La rinuncia alla presa di Malta privò il reparto del collaudo in quella prova per la quale, insieme alla Forza Navale Speciale (FNS), si era a lungo preparato: quella dello sbarco d’assalto.

A similitudine dei paracadutisti della Folgore, nati anch’essi per assolvere a compiti speciali, i marò BSM dovettero farsi ancora fanti tra i fanti, su quel fronte africano su cui si decisero le sorti del conflitto.

Dei fanti non avevano nè la preparazione specifica ne` i mezzi ma, come in precedenti circostanze della loro storia, supplirono queste carenze con le straordinarie doti umane. Plauso alle loro eroiche gesta, infatti, venne anche dal successore di Rommel, gen. Von Armin, il quale considerò  quegli uomini i migliori soldati che aveva comandato in Tunisia.

 

 

Bibliografia :

  • Brigata Marina San Marco, il ruggito del Leone. – Mario Bussoni. Mattioli 1885

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