Dopo la visita della mostra statica, la giornata dedicata ai media presso il San Marco a Brindisi ha previsto anche un briefing che ha presentato la Forza da Sbarco della Marina Militare.
A similitudine di una “brigata”, la Forza da Sbarco attualmente è strutturata sul Reggimento “San Marco”, l’elemento operativo, il Reggimento “Carlotto” che assicura il supporto tecnico-logistico e quello formativo, ed il Gruppo Mezzi da Sbarco che fornisce i mezzi navali minori che provvedono al trasporto dalla nave alla spiaggia di uomini e mezzi.

Il San Marco rappresenta una snella forza di pronto intervento o di reazione immediata, proiettabile dal mare, anche a grande distanza, logisticamente autonoma, anche se per un periodo limitato, in seguito ha necessità di inserirsi in una catena logistica.

Dispone di un autonomo sistema di comando e controllo tattico, è il C2PC impiegato anche dai Marines americani, che gli consente di interoperare in ambito combined. Peccato che anche in questo briefing, come peraltro nella mostra statica, non siano stati valorizzati i progressi compiuti dalla Forza da Sbarco in questo settore “strategico”.Con l’adozione di questo sistema, infatti, il San Marco si predispone per la piena integrazione nel sistema “networkcentrico” alla base del moderno warfare: si pensi che su tutti i nuovi mezzi anfibi AAV 7 della Forza da Sbarco è installato un sistema che consentirà di trasmettere in tempo reale al C2PC la posizione del cingolato, un’informazione che sarà riportata sulla cartografia di tutti i terminali del sistema e trasmessa alla nave alla fonda e agli “anelli” della catena di comando!

Nella componente di volo elicotteristica della Marina Militare è stata sviluppata una capacità di supporto al fuoco e di aeromobilità a favore del San Marco, con un nucleo di piloti e di aeromobili specializzati in questo tipo di missioni, anche con capacità di volo notturno.
Oltre che dal Garibaldi, gli elicotteri possono operare anche dalle tre navi da assalto anfibio della Marina Militare; due di queste (foto a destra) recentemente sono state sottoposti a lavori di trasformazione che hanno aumentato a quattro gli spot disponibili sul ponte di volo per gli aeromobili (due elicotteri leggeri e due medi), che però non possono essere ricoverati nell’hangar sottostante.
Nel briefing sono stati presentati anche i nuovi elicotteri EH-101 nella versione per il trasporto truppe, già consegnati alla Marina Militare, e la nuova portaerei Cavour che potrà ospitare a bordo 325 Fucilieri di Marina del San Marco.

L’unica vera novità presentata nel briefing consiste nell’avvio a soluzione dell’annoso problema del veicolo ruotato da combattimento, un’esigenza palesatasi fin dalla prima missione in Somalia.

Il requisito operativo, già inviato allo Stato Maggiore Marina, comprende caratteristiche che di fatto limitano la scelta a due candidati, entrambi caratterizzati da otto ruote: il LAV (Light Armored Vehicle ) della General Dynamics Armaments Systems di Burlington (USA), impiegato anche dai Marines americani, ed il Piranha III (foto a destra ) della MOWAG, un’azienda svizzera controllata dal 2003 dalla stessa General Dynamics. Su questo ultimo mezzo, che il San Marco ha potuto sperimentare provando gli esemplari in dotazione alla fanteria di marina spagnola,  potrebbero essere montate anche torrette della OTO Melara, un’azienda Finmeccanica.
La scelta tra i due candidati verrà effettuata insieme allo Stato Maggiore Esercito per avere una comunalità operativa e logistica.

Il briefing presentatoci a Brindisi presso la Forza da Sbarco si è concluso con un ampio spazio dal titolo “dove stiamo andando: la Forza di Proiezione dal Mare”. Come già detto, questa sarà una unità expeditionary interforze composta da Marina ed Esercito.
Per onor di cronaca, sottolineamo che il briefing è stato presentato da un ufficiale della Marina Militare, senza la presenza di un ufficiale dell’Esercito al quale chiedere ragguagli sulla “vision” della Forza Armata sull’argomento.
In questo articolo, dunque, riportiamo gli elementi sulla Forza di Proiezione dal Mare presentati nel briefing.

Quello di una forza expeditionary joint italiana è un sogno antico: già alla fine degli anni Novanta si cercò di realizzare la Brigata Anfibia Interforze, programma poi impantanatosi nelle “sabbie mobili” del contenzioso creatosi sulla catena di comando.
Questo progetto è stato ripreso recentemente dalla Difesa italiana che ha deciso di dotare nel prossimo futuro lo strumento militare italiano di una Forza di Proiezione dal Mare.
Tra gli elementi chiave del processo di trasformazione delle Forze Armate italiane, infatti, ci sono sia la capacità di intervenire con tempestività, sia quella di operare a grandi distanze dall’Italia sviluppando la capacità di operazioni di natura “expeditionary”.

Per questo motivo lo Stato Maggiore della Difesa ha avviato la costituzione di una Forza di Proiezione dal Mare a prevalente connotazione anfibia, utilizzabile quale “joint initial entry force” o parte di una “joint rapid response force”, da inserire in ambiente ostile, incerto o permissivo, quale componente di un “ingresso in teatro con uso della forza” (“forcible entry”) in vista dell’assolvimento della missione assegnata.
Un documento ufficiale dello Stato Maggiore della Difesa italiana riconosce che la capacità expeditionary «è storicamente associata alla forze anfibie, ovvero ai Marines».
Il “core” di questa nuova unità non poteva che essere rappresentato dal “San Marco”, la forza anfibia della Marina Militare che da sempre è perfettamente “allineata” alla dottrina dei Marines americani.
Per avere un minimo significato operativo, questa forza avrebbe dovuto avere necessariamente la consistenza di una brigata leggera, mentre il San Marco aveva quella di un solo reggimento.

Per questo fu deciso di costituire la Landing Force della Forza di Proiezione dal Mare attraverso un processo di integrazione addestrativa ed operativa del Reggimento San Marco della Marina e del Reggimento Serenissima dell’Esercito.
D’altronde I soldati delle due unità hanno un discreto grado di comunalità operativa , e gran parte dei mezzi, degli equipaggiamenti e degli armamenti delle due unità sono gli stessi.
Di fatto il battlegroup anfibio così ottenuto, opportunamente rafforzato nei settori del supporto di fuoco e del genio/servizi, avrebbero consentito di disporre di una Forza da Sbarco a livello brigata leggera.
Nello scorso mese di ottobre militari dell’Esercito sono così giunti a Brindisi, sede del Comando la Forza da Sbarco, dove hanno costituito il Nucleo Iniziale di Formazione (N.I.F.).

Questo ha portato alla costituzione del Centro di Integrazione Anfibia, con personale dell’Esercito e della Marina, che sta curando nei dettagli l’omogenizzazione dell’addestramento e l’interoperabilità e la standardizzazione dei mezzi, dei materiali e delle procedure.
Il CIA, tra l’altro, sta definendo i requisiti joint del personale della landing force, sta verificando l’iter formativo-addestrativo del personale da qualificare “anfibio” e sta definendo le capacità degli staff e dei reparti.

 

Gli step fissati per lo sviluppo della Forza di Proiezione dal Mare prevedono tra tre mesi circa il battesimo del fuoco. In occasione della Mare Aperto, una grande esercitazione aeronavale/anfibia, sarà schierato in Sardegna un primo gruppo tattico a livello di battaglione (600 militari), composto da due compagnie, una del San Marco e una dei Lagunari.
Nel medio termine, entro un paio di anni, la Forza di Proiezione dal Mare dovrà schierare due gruppi tattici, ognuno a livello di BTG, che potranno anche essere impiegati “one shoot” (1.200 militari in tutto).
L’obiettivo finale, entro il 2010, è quello di una brigata leggera composta da due gruppi tattici a livello di reggimento che, quando impiegati “one shoot”, avranno una consistenza di circa 2.500 militari.
In questa composizione la landing force dovrà disporre, oltre ai due reggimenti “d’assalto”, di due compagnie mortai pesanti, una “Recon”, due batterie a/a Stinger, due compagnie genio-guastatori, due compagnie (squadroni) Esploranti, ed una sezione di sei elicotteri da combattimento Mangusta.

Negli ultimissimi anni il San Marco è stato impiegato soprattutto in teatro in lunghe operazioni di peace enforcing e di peace keeping, e molto raramente come entry force expeditionary. Parimenti questa nuova Forza di Proiezione dal Mare rischia in futuro di essere impiegata molto poco in “proiezioni”, e molto più spesso in lunghe operazioni nelle quali l’elevata manovrabilità non è un requisito fondamentale.

In tal senso devono essere previsti sin da ora degli “augmenties” per “appesantire” alla bisogna la Forza di Proiezione dal Mare: quando serve, i Marines americani possono schierare anche i Bradley e gli Abrams…
E allora, verso quale unità minima di manovra si indirizzerà la nostra Forza di Proiezione dal Mare: la più agile squadra di sei uomini del San Marco, o la squadra di 11/12 uomini dei Marines che può sviluppare un enorme volume di fuoco?

Articolo  da Dedalonews: www.dedalonews.it/

Scritto da M. Amatimaggio

Lascia un commento