NEW DELHI – I due marò Salvatore Girone e  Massimiliano Latorre  sono ritornati nell’ambasciata italiana a New Delhi.

Le immagini di un corteo di auto, fra cui una con la bandiera italiana, sono state mostrate in diretta dalla tv Cnn-Ibn.

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Da quanto ha indicato il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura, i due marò avranno quale unico obbligo quello già esistente di firmare una volta la settimana un registro presso la polizia del quartiere diplomatico di Chanakyapuri. «Loro saranno liberi – ha ancora detto De Mistura – e saranno funzionari italiani impiegati presso l’ufficio dell’addetto militare».

I due marò Latorre e Girone, in volo per l’India, secondo quando riferito a Radio 24 dal sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura che li ha accompagnati gli avrebbero detto «Siamo militari, noi andiamo avanti e andremo avanti»..
«I due marò sono convinti anche loro che questa è una decisione condivisa, la loro parola è importante quanto quella dell’ambasciatore, sanno che l’Italia non li lascerà mai», ha aggiunto De Mistura, sottolineando inoltre che «le loro famiglie sono state straordinarie perchè hanno dovuto accettare per l’ennesima volta una delusione».

Il Cocer della Marina esprime «lo sconcerto e il disorientamento del personale della Marina di ogni grado e ruolo in merito alla tragica vicenda che ha coinvolto nuovamente il destino di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone». «Non possiamo immaginare – rileva il Consiglio di rappresentanza della forza armata – lo stato d’animo dei nostri ragazzi e delle loro famiglie che nel giro di pochi giorni hanno visto assumere due decisioni profondamente contrapposte da parte del Governo, che pur ribadendo nei giorni scorsi le ragioni di diritto in base alle quali l’Italia aveva legittimamente deciso di non far rientrare i nostri fucilieri di Marina in India, oggi ne dispone il tempestivo rientro con la garanzia che ‘Non rischiano la pena di mortè, come se fosse possibile accettare una qualunque altra pena detentiva per chi ha fatto il proprio dovere operando contro la pirateria negli interessi del Paese». «Con che serenità – si chiede il Cocer – gli uomini e le donne della Marina oggi possono continuare a fare il loro dovere, con sacrificio, a bordo delle unità navali e nei teatri operativi, avendo constatato che le quotidiane azioni, che impongono l’assunzione diretta di rischi e responsabilità, non troveranno una adeguata difesa e tutela da parte della propria Nazione». «In presenza di violazioni delle norme di diritto internazionale – prosegue l’organismo – alla fermezza di un Paese straniero le nostre massime istituzioni non hanno saputo reagire con la stessa fermezza e determinazione. Il repentino e inatteso cambio di posizione preso in meno di ventiquattro ore, evidenzia che la precedente decisione di comunicare il ‘non rientrò dei nostri marinai è stata assunta senza valutarne tutte le conseguenze da parte di chi deve possedere la competenza e l’esperienza necessaria a guidare il Paese e i suoi uomini e donne che Lo servono in armi sul mare e in terra».

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