Missione Afghanistan

L’impegno italiano in Afghanistan

1. Premessa Storica:

L’Italia è coinvolta nelle vicende dell’Afghanistan fin dalla fine degli anni ’90, periodo in cui l’ex re Zahir Shah vive nel nostro Paese fungendo da punto di riferimento per l'”intellighenzia” afghana in esilio. Il re costituisce il collante di un’intensa attività diplomatica volta a progettare un diverso futuro per l’Afghanistan, emancipandolo dai Talebani attraverso la “Loya Jirga”.

Si tratta di una tradizionale forma di consultazione popolare afghana, celebrata in forma ridotta a Roma nel 1999 e quindi accettata dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite, non solo grazie alla sponsorizzazione italiana, ma anche grazie alla spinta di Hamid Karzai, futuro presidente del Paese.

Il governo italiano è tra i fondatori nel 2000 del cosiddetto «Gruppo di Ginevra» (o G4), composto da Paesi a vario titolo interessati alla sorte politica dell’Afghanistan: l’Italia appunto per la presenza dell’ex re sul proprio suolo, l’Iran e la Germania in quanto ospitano molte migliaia di rifugiati afghani, e gli Stati Uniti.

Il precipitare degli eventi nel 2001 (con la distruzione dei Buddha di Bamyan, l’omicidio del leader tajiko Massoud, l’attentato delle Torri Gemelle, l’intervento americano in Afghanistan e la conseguente caduta dei Taliban) vede l’impegno italiano acquistare anche una dimensione prettamente politica e militare con la partecipazione alle operazioni con proprie forze.

Gli eventi inoltre accelerano il ruolo dell’ex re e del G4 nel concentrare le vedute dell’opposizione anti-talebana in esilio. Dopo una serie di consultazioni a Roma, si giunge alla Conferenza Internazionale fra le diverse fazioni afghane anti-taliban (27 novembre – 5 dicembre 2001, Petersberg, Germania). Al termine della Conferenza vengono firmati gli Accordi di Bonn per l’istituzione di una Amministrazione Interinale guidata da Hamid Karzai, che si insedia formalmente a Kabul il 22 dicembre dopo essersi recato a Roma.

Le Nazioni Unite esprimono il loro sostegno al processo di ricostruzione dell’Afghanistan con diverse Risoluzioni: 1363 (sostegno all’accordo di Petersberg), 1373 (strategia contro il terrorismo internazionale), 1378 (istituzione di un’Amministrazione Transitoria in Afghanistan) e 1386 (istituzione della missione ISAF – International Security Assistance Force – destinata ad operare a Kabul).

Il 21-22 gennaio si svolge a Tokyo la Conferenza dei Donatori Internazionali per la Ricostruzione dell’Afghanistan. L’impegno complessivo assomma a circa 5,4 miliardi di dollari e la Commissione Europea e i Paesi Membri sono i primi donatori con un impegno totale di 550 milioni di dollari per il 2002 e 2,1 miliardi di dollari per il 2002-2006.

In riconoscimento del ruolo svolto fino a questo punto, alcuni paesi sono scelti per assumere, oltre agli impegni finanziari per la ricostruzione, il ruolo di «lead» nella riforma di specifici settori dell’Amministrazione: giustizia (Italia), esercito (USA), polizia (Germania), lotta al narcotraffico (Regno Unito) e – successivamente – disarmo e smobilitazione delle milizie irregolari (Giappone).

2. Quadro politico:

L’inizio di una nuova era per l’Afghanistan è suggellato il 17 aprile 2002 dal rientro in patria del re – accompagnato dal Presidente Karzai e dal Sottosegretario Margherita Boniver – che ha coinciso con la Loya Jirga d’Emergenza del giugno 2002.

Da allora numerosi progressi sono stati compiuti nello sforzo di ricostruire un Afghanistan stabile ed autosufficiente: le basi di un’economia di mercato sono state gettate, la maggior parte dei profughi sono rientrati nel Paese, le scuole sono state riaperte per quattro milioni di bambini e bambine.

Il 4 gennaio 2004 la Loya Jirga Costituzionale ha poi approvato la nuova Costituzione: si tratta di una Carta liberale, rispettosa dei diritti umani e di quelli delle donne, e delle particolarità etniche. Per il Governo si è adottato un sistema presidenziale accentrato (probabilmente opportuno in questo periodo di assestamento e di lotta contro i poteri locali), attenuato dal controllo del Parlamento, il quale dovrà approvare tutti gli atti più importanti del Presidente.

La prossima scadenza istituzionale di rilievo sono le Elezioni, che si spera di poter tenere entro il 2004 nel rispetto di quanto stabilito dagli Accordi di Pace, anche se probabilmente le consultazioni presidenziali precederanno quelle parlamentari. Nel frattempo le operazioni di registrazione dei votanti procedono, anche se lentamente date le difficoltà imposte dall’incerto quadro della sicurezza nel Paese.

3. Cooperazione allo sviluppo:

La cooperazione italiana in Afghanistan ha disposto una risposta rapida alla crisi umanitaria alla fine del 2001, ed ha adempiuto puntualmente agli impegni assunti alla Conferenza di Tokyo per il 2002. Gli interventi italiani si sono svolti in cooperazione con l’Amministrazione afghana, l’UNAMA, i donatori e gli Organismi internazionali, con un impegno finanziario di 43 milioni € nel 2001, 47,7 milioni € nel 2002 e 50 nel 2003.

I contributi della Cooperazione italiana sono confluiti in progetti di UNICEF, UNESCO, UNODC, PAM, UNDP, UNFPA, UNHCR, OMS e Banca Mondiale, oltre a sostanziosi finanziamenti all’Amministrazione Transitoria e ai suoi Dicasteri per le proprie necessità di riorganizzazione amministrativa.

Inoltre, è stato fornito un contributo di 5 milioni di euro (suscettibile di ulteriore incremento) all’UNDP per sostenere il processo elettorale in Afganistan.

Altri progetti rilevanti hanno riguardato il supporto allo sminamento, la lotta alla droga, il rimpatrio dei profughi dai Paesi limitrofi e l’ampliamento di strutture medico-ospedaliere quali la clinica materno-infantile di Kabul (attraverso l’ONG Intersos) e, negli anni precedenti l’intervento americano in Afghanistan, il supporto alle attività dell’ONG Emergency (all’epoca l’unica fonte di supporto sanitario nelle aree del Paese sottratte al controllo dei Taleban).

Quanto alla rete stradale, ritenuta di estrema importanza dalla comunità internazionale per “unificare” il Paese, il governo italiano ha da parte sua assunto la responsabilità del difficile tratto Kabul-Bamyan della direttrice Ovest-Est (Kabul-Herat). L’intervento ammonta a 12 milioni di euro per il 2003, più altri 24 per il 2004, con finanziamento a dono, oltre a 1,9 milioni di euro per l’assistenza tecnica.

4. Cooperazione Militare:

L’impegno italiano in Afghanistan ha avuto anche una rilevante dimensione militare con:

·         La partecipazione attiva all’operazione Enduring Freedom, soprattutto tramite la missione della Task Force Nibbio (circa 1000 uomini tra paracadutisti e forze speciali), che ha operato a Khost tra il 2002 e il 2003;

·         La partecipazione alla Missione ISAF (International Security Assistance Force) istituita con la Risoluzione 1386 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite alla fine del 2001. L’Italia contribuisce con circa 450 militari alla missione, tuttora in corso a Kabul e passata sotto comando NATO dall’agosto 2003;

Dal 2001 ad oggi il governo italiano ha speso quasi 650 milioni di Euro per il proprio impegno militare nel Paese.

Inoltre il governo italiano sta in questo periodo assumendo il controllo di un PRT (Provincial Reconstruction Team). Ogni PRT e’ composto di un numero variabile di elementi (circa 400), in parte militari, in parte civili, il cui obiettivo e’ quello di dare un supporto allo sforzo della ricostruzione attraverso lo stabilimento di migliori condizioni di sicurezza, e di sostenere la presenza del Governo centrale in periferia. I PRT saranno il fulcro della futura strategia di espansione della NATO sul territorio.

5. Lead Giustizia:

Nella sua veste di lead country per la ricostruzione del sistema giudiziario in Afghanistan, di concerto con le autorità afghane e UNAMA (United Nations Assistance Mission to Afghanistan, l’ente delle Nazioni Unite preposto alla ricostruzione del Paese), l’Italia ha dapprima ospitato a Roma una conferenza internazionale (dicembre 2002), inaugurata dal Presidente Karzai e dal Ministro degli Esteri Frattini, in cui sono state delineate le strategie guida della riforma.

L’ex Capo della DIA e Direttore Esecutivo dell’UNODC, Presidente Di Gennaro è stato nominato «special advisor del governo italiano per la ricostruzione del settore giustizia in Afghanistan» nel febbraio 2003.

Grazie al sostegno del governo Italiano, molti risultati sono stati già conseguiti, ed in particolare vanno segnalate le seguenti iniziative:

·         Redazione di un codice di procedura penale semplificato, ad opera del Presidente Di Gennaro assieme a rappresentanti delle maggiori istituzioni giuridiche afgane (Ministero della Giustizia, Ministero dell’Interno, Corte Suprema, Commissione Giustizia e Procura Generale);

·         Creazione di “corti itineranti” fornite del suddetto codice di procedura penale;

·         Redazione di un codice minorile in cooperazione con l’UNICEF;

·         Revisione del diritto di famiglia e del Codice Civile, in collaborazione con UNIFEM;

·         Finanziamento all’opera di riforma della normativa penitenziaria, condotta dall’UNODC;

·         Corso di formazione per 450 giudici e avvocati (tra i quali 42 donne), in parte destinati a diventare “formatori dei formatori”, organizzato congiuntamente da IDLO (International Development Law Organisation) e ISISC (Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali);

·         Compilazione dell’elenco delle leggi esistenti in cooperazione con l’IDLO;

·         Survey dello stato della giustizia nella periferia del Paese;

·         Riabilitazione della Corte di Appello e delle carceri di Kabul (carcere di Pol-e-Charki e Detention Center di Kabul);

·         Progetto di costruzione di un Women Detention Center a Kabul, in collaborazione con UNIFEM e UNODC;

·         Assistenza tecnica e logistica alla Commissione Giustizia afgana.

L’impegno finanziario dell’Italia per la riforma della Giustizia in Afghanistan nel 2002 ha raggiunto l’ammontare di 5,6 milioni di Euro; per il biennio 2003-2004 si intende stanziare altri 20 milioni di Euro. Questa cifra corrisponde alla quasi totalità di quanto richiesto

dal Budget afgano 2003-2004 per il finanziamento del settore giustizia (27 milioni di dollari).

6. Cooperazione Culturale:

In seguito alla Dichiarazione di Intenti firmata a Kabul con il Governo Transitorio nel gennaio 2002, l’Italia si è attivata per interventi di protezione e conservazione del patrimonio archeologico e culturale afghano. Tra le iniziative intraprese si annoverano:

·         la riabilitazione del centro TV di Kabul e la fornitura di attrezzature per le produzioni televisive locali;

·         la riabilitazione e riapertura dei due Musei (islamico e pre-islamico) di Ghazni ed il restauro dei minareti di Jam ed Herat, in collaborazione con l’UNESCO;

·         la ricostituzione della Missione Archeologica Italiana a Kabul e Ghazni (fondata nel 1956 per conto dell’ISMEO – poi IsIAO – ed interrotta nel 1978), che si adopera per la riabilitazione del Museo di Kabul;

·         i lavori presso i siti archeologici islamici e pre-islamici di Ghazni (Palazzo di Masud III, Santuario buddhista di Tapa Sardar, complessi rupestri buddhisti).

L’Italia infine organizzerà con l’UNESCO un convegno tripartito Italia-Afghanistan-UNESCO per la salvaguardia del patrimonio storico, artistico e culturale dell’Afghanistan, che si terrà a Kabul il 5 e 6 maggio 2004

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