Torna agli iracheni e Antica Babilonia si avvia al termine.

Il Transfer Day, l’annunciato passaggio di consegne all’autorità irachena è avvenuto il 21 settembre, al termine di una cerimonia celebrata in una base militare irachena. Ci vorranno ancora alcuni mesi, ma entro la fine dell’anno anche l’ultimo dei nostri soldati avrà lasciato il meridione dell’Iraq. “Portiamo a casa risultati splendidi”, ha detto il ministro Parisi nel suo discorso, al termine del quale il governatore della provincia di Dhi Qar, Aziz al Ogheli, ha assunto la responsabilità sulla provincia di Dhi Qar.

Il bilancio di tre anni di presenza italiana in quell’area è da considerarsi positivo: i nostri soldati hanno dimostrato molte occasioni di essere all’altezza della fama che loro stessi si sono costruiti. I numeri sono importanti: a cominciare dal giugno 2003, l’esercito italiano ha portato a termine più di 800 progetti, per un importo vicino ai 20 milioni di euro. I settori che ne hanno beneficiato sono stati la sanità, le infrastrutture pubbliche, le risorse idriche, le reti fognarie, le strade, ponti e altro. La popolazione locale ha usufruito delle strutture sanitarie italiane: più di 12mila visite mediche effettuate su circa 30mila tra uomini e donne, di cui oltre mille ricoverati per interventi medici più approfonditi.

Sul versante militare sono state più di 20mila le pattuglie effettuate dai militari italiani, tremila i veicoli impiegati e più di ottomila le ore di volo. Sono stati allestiti complessivamente 1.500 check point, 2.500 le persone e oltre mille i veicoli controllati, circa 60 tonnellate di armi ed esplosivi sequestrati. Sotto il profilo dell’addestramento del personale, sono stati formati dal contingente più di 20mila i poliziotti e seimila militari. Questo mentre l’esercito italiano era impegnato in altre missioni internazionali nei Balcani e in Afghanistan e, soprattutto, mentre metteva in atto la trasformazione epocale della sospensione della leva e il passaggio a uno strumento militare interamente composto da volontari.

Il ministro Parisi ha detto che, una volta che i soldati avranno lasciato l’Iraq, il contributo dell’Italia proseguirà sotto il profilo politico ed economico “attraverso una presenza civile che cercherà di coprire tutti i campi”. Così si avvia al termine Antica Babilonia, una missione condotta da uomini e donne in divisa che, tra le lacerazioni dell’Iraq, hanno comunque gettato un seme di speranza per un futuro meno fosco. I 38 italiani che hanno perso la vita nel deserto iracheno sono lì a ricordarcelo.

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